Filosofia dell'informatica

di il
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Filosofia dell'informatica

Buonasera,
E' il mio primo post in questo interessantissimo forum al quale mi sono iscritto dopo avere dato una scorsa a qualche post in alcune sezioni.
Vorrei espormi una mia considerazione sull'informatica odierna e confrontarla con le vostre opinioni.
Un trend che sto notando da vari anni e' che i "ggiovani" si avvicinano o tentano di avvicnarsi alla programmazione prima ancora di avere una cultura formata.
Mi sembra di averlo notato in alcuni post in cui i ggiovani tentano di scrivere linee di codice senza avere o capito il quesito o capito la soluzione.
Io credo che la responsabilita' non sia nemmeno la loro, ma dalle modalita' di insegnamento della materia, che inculcano negli studenti l'idea che programmare significhi conoscere un linguaggio e di conseguenza poter risolvere un problema.
Io da degli studenti mi accontenterei di molto meno: gia' un diagramma a blocchi fatto bene per me sarebbe sufficiente, per poi DOPO avere fatto una buona palestra con gli algoritmi piu' basilari, passare a scrivere linee di codice.
Potrebbe essere una mia "defomazione", ma se per un esercizio semplice come la soluzione di una equazione si secondo grado si scrive gia' uno "spaghetti software" perche' non si considera che la soluzione e' sempre (-b +/- SQR(B**2 ... etc etc) per qualsiasi casistica (tranne che per A=0), forse sarebbe meglio insegnare agli studenti a PENSARE DI PIU' PRIMA di mettere mano al codice e coltivare piu' la conoscenza in generale senza limitarsi alla quella del linguaggio.
La questione viene a galla nella qualita' attuale delle soluzioni informatiche (ecco la "filosofia"): negli anni ho assistito al degrado delle prestazioni dei sistemi, o meglio delle soluzioni che i sistemi (soprattuto aziendali) mettono in pratica, non in termini di estetica, ma di funzionalita'.
Ci si e' persi attorno questioni di "usabilita'", "fruibilita'", ma cio' ha fatto perdere di vista quello che e' il compito del sistema informatico: dare risposte.
Non so se tra voi i meno giovani percepiscono questo decadimento quando vedono ad esempio i passaggi di piattaforma di alcune aziende che per avere un aspetto piu' trendy peggiorano la risposta all'utente (tipo la mia banca che ha cambiato la piattaforma WEB in maniera tanto OSCENA che vorrei cambiare banca solo per questo motivo.Penso che chi ci e' passato sappia a chi mi riferisco).
E non e' l'unico caso (anche in ambito non bancario).
Quelle che una volta erano le applicazioni ACG IBM per certe aziende con i loro chromebook e le loro interfacce tanto frufru', sarebbero un salto quantico.Cosa verificata sia nel pubblico che nel privato.
Se io dovessi fare una operazione di data entry con decine e decine di campi, ripetuta per centinaia di moduli al giorno, con una interfaccia che ha la stessa efficienza e reattivita' della composizione dell'F24 dell' home banking, diventerei pazzo, oggi invece pare che sia normale ( i vecchi 3270 sparavano le videate in un microsecondo e tutti i campi dovevano rientrare nella videata, niente scrolling).
Il decadimento si vede anche nella qualita' degli operatori del settore, adesso l' aspirazione massima e' trovare GitHub (?) il modulo che serve per risolvere il proprio problema e non so quanti oggi siano capaci di scrivere qualcosa senza un framework che gli dia la pappina bella pronta (anche per colpa dei linguaggi che costringono ad usarli).
E' un vantaggio per i datori di lavoro che possono avere personale meno capace (skillato brutto termine) pagandolo di meno, ma i risultati poi si vedono:moduli di fatturazione che sembrano scritti da chi una fattura non l'ha mai vista.
Con cio' non voglio certamente generalizzare, ma il sentore e' quello: decadimento di quello che prima era una professione di eccellenza (mi ricordo che Jacovitti disegnava il programmatore di computer con un annaffiatoio in testa per quanto era considerato "strano"), che adesso diventa il nuovo Cipputi della catena di montaggio.
Nel 1962 esistevano sistemi informatici di prenotazione aerea, che avevano 64K di memoria centrare e qualche MB di disco e terminali a fosfori verdi di 60x20 caratteri, immaginiamoci che capoccione dovevano avere quelli che scrivevano il software ).E funzionavano.
Oggi quello su cui ci formalizziamo di piu' e' l'aspetto dell'output a video e non ci rendiamo conto che stiamo sprecando energie e lavoro per ottenere lo stesso risultato semplicemente in maniera piu' graziosa.
Fine della predica, ci sarebbero tante altre cose da dire, ma adesso non me le ricordo e non vorrei annoiarvi.
A voi i commenti.
Grazie per l'attenzione.

8 Risposte

  • Re: Filosofia dell'informatica

    Ciao

    Ottimo spunto...
    Temo però il discorso sia un po' più esteso rispetto alla programmazione, ovvero credo sia figlio del periodo storico in cui viviamo. Oggi la maggior parte delle persone è convinta di leggere due tutorial su internet e diventare un esperto!
    Tanto per fare qualche esempio:
    • Che ci vuole a collegare un nuovo dispositivo elettrico? Guardo su internet come si collegano i due fili e sono a posto
    • Devo cambiare un rubinetto? Cerco sul web e via che divento un idraulico
    • Devo fare una ripresa su una parete? Due "cazzuolate" come fa il tipo del video e sono a posto
    Gli stessi concetti si applicano all'informatica: che ci vuole a fare una maschera che chiede due dati e li salva su DB? Guardo un tutorial e sono a posto...

    Peccato che tutte le professioni (tutte) abbiano bisogno di professionalità. Però oggi siamo tutti bravi a sminuire il lavoro e le competenze altrui.

    Credo quindi che la percezione in cui molti vogliano diventare programmatori provetti solo leggendo sul web sia vera, ma molto generalizzata.


    Quanto al software (e parlo di quello fatto bene, da persone esperte)... beh, anche qui la faccenda è ben diversa da 20 anni fa.
    Sono della generazione che sviluppava programmi per terminali da 80 colonne e 24 righe, senza mouse. Oltre al tipo di dispositivo, anche le risorse in proporzione costavano un sacco, basti pensare che il disco si misurava in centinaia di MB e a prezzi non proprio accessibili a tutti... Pertanto, se volevi fare le cose per bene, dovevi tenere in considerazione accesso al disco, risorse, ...

    Ai tempi, però, chi usava il programma era gente esperta: conosceva benissimo il mondo del lavoro in cui lavorava e quello che stava facendo.
    Non solo: le aziende avevano regole più rigide. Pertanto, se un cliente concordava un pagamento 30gg fine mese, quello era!

    Oggi invece ci si trova in una realtà dove chi usa il programma non sa nulla del mondo che li circonda. Mi è capitato più volte che si inceppasse la stampante e il cliente chiamava arrabbiato perchè non potevano fare le bolle. Anni fa registravano la bolla (così rimaneva a sistema) e poi la scrivevano a mano... senza fare una piega.

    La differenza? Prima c'era gente esperta che pagavi per la sua esperienza. Oggi a fare le bolle c'è chi fatica a parlare l'italiano, perchè anzichè costare 10 costa 4...

    Pertanto, i programmi non devono più essere "veloci e funzionanti" per chi è esperto... ma bellini e facili da usare per dare la possibilità di fare delle bolle anche a chi non ha mai visto una bolla in vita sua.

    Inoltre, oggi "il cliente ha sempre ragione". Pertanto a volte vendi 30gg fine mese, altre 60gg fine mese, ... dipende dal giorno in cui si emette il documento e chi più ne ha più ne metta. Pertanto il software deve chiedere anche i dati del pagamento (che l'operatore manco sa cosa sia)... aumentano così i campi a video e il vecchio 80x24 non basta più.


    Quindi la professione si è evoluta parecchio e, contrariamente a quanto possa sembrare alla maggior parte delle persone, la professionalità richiesta aumenta notevolmente: disporre 4 campi in una videata sono capaci tutti. Disporne 80 e renderli "facili da capire" non è una cosa così banale...

    Se lo fa un esperto (UI + UX + sviluppo), allora l'applicazione risulta gradevole da usare e col giusto mix di complessità e velocità.

    Se lo fa il primo scappato di casa che ha imparato coi tutorial (o se vuoi anche il laureato con zero esperienza), allora la pagina risulterà come un'accozzaglia di campi che difficilmente sarà apprezzata


    Questo è il mio punto di vista... poi, ovviamente, ognuno ha il suo!
  • Re: Filosofia dell'informatica

    Grazie per la risposta.
    Concordo in pieno con le tue osservazioni.
    Sarebbe interessante sentire l'opinione di qualcuno che non abbia seguito il nostro stesso percorso.
  • Re: Filosofia dell'informatica

    Io confermo tutto quello che hai detto. Le mie convinzioni sono le medesime (e penso la mia età sia paragonabile).

    Posso aggiungere veramente poco.
  • Re: Filosofia dell'informatica

    O siamo noi troppo "vetusti" o davvero l'arte sta prendendo una brutta piega.
  • Re: Filosofia dell'informatica

    I corsi di informatica tendono a partire sparati a scrivere codice. Paradossalmente "i preliminari", cioè analisi e descrizione del problema, definizione dei dati e dell'algoritmo, erano cose che ci obbligavano a fare a scuola (ITIS indirizzo informatica), ma non all'università, dove magari all'esame il programma non lo guardano neanche se non compila. Forse perché poi si rimanda tutto ai corsi più specifici, ma non è questo il modo di approcciare all'informatica chi è alle prime armi, ovvero fare qualcosa che funzioni e basta.

    Per quanto riguarda le interfacce fatte male, lì è un problema di comunicazione tra committente e produttore, nonché la mancanza di figure specifiche che curino quell'aspetto. Si preferiscono i "full stack" un tanto al chilo.
  • Re: Filosofia dell'informatica

    Alexv ha scritto:


    I corsi di informatica tendono a partire sparati a scrivere codice. Paradossalmente "i preliminari", cioè analisi e descrizione del problema, definizione dei dati e dell'algoritmo, erano cose che ci obbligavano a fare a scuola (ITIS indirizzo informatica), ma non all'università, dove magari all'esame il programma non lo guardano neanche se non compila. Forse perché poi si rimanda tutto ai corsi più specifici, ma non è questo il modo di approcciare all'informatica chi è alle prime armi, ovvero fare qualcosa che funzioni e basta.

    Per quanto riguarda le interfacce fatte male, lì è un problema di comunicazione tra committente e produttore, nonché la mancanza di figure specifiche che curino quell'aspetto. Si preferiscono i "full stack" un tanto al chilo.
    Paradossalmente "i preliminari", cioè analisi e descrizione del problema, definizione dei dati e dell'algoritmo, erano cose che ci obbligavano a fare a scuola (ITIS indirizzo informatica), ma non all'università, dove magari all'esame il programma non lo guardano neanche se non compila. Forse perché poi si rimanda tutto ai corsi più specifici, ma non è questo il modo di approcciare all'informatica chi è alle prime armi, ovvero fare qualcosa che funzioni e basta.
    E' l'impressione che ho avuto anch'io osservando il percorso didattico del corso di programmazione che ha frequentato mio nipote ad ingegneria.
    Gli hanno insegnato (per sommi capi) il linguaggio ma non l'approccio ai problemi.
    ...nonché la mancanza di figure specifiche che curino quell'aspetto. Si preferiscono i "full stack" un tanto al chilo.
    Si' e no.
    Il problema che solitamente rilevo nelle interfacce non e' nell'aspetto, ma nella presentazione dei dati:se devo fare una transizione di tre finestre, li' dove sarebbe bastato un solo form riempito con tutti i campi richiesti, riterrei che il problema non sia estetico ma metodologico.
    Credo che sia una conseguenza di quanto detto sopra.
    analisi e descrizione del problema
    L'ho notato in alcuni post dove gli utenti cercano di scrivere il codice ancora prima di avere capito o definito il problema.
    Meno male che c'e' qualcuno che la pensa come me, perche' a volte mi sembra di predicare nel deserto.
    Per quanto riguarda le interfacce fatte male, lì è un problema di comunicazione tra committente e produttore...
    In alcune occasioni ho visto il commerciale fare da interfaccia: altro che problemi di estetica.
  • Re: Filosofia dell'informatica

    E' l'impressione che ho avuto anch'io osservando il percorso didattico del corso di programmazione che ha frequentato mio nipote ad ingegneria.
    Vabbe! Ma che c'entra'!

    E' ""Ingengneria""

    Gli ""Ingegneri"" dovrebbero stare lontani ""anni luce"" dalla ""programmazione"" (quella ""seria"")
    Al piu' ""bazzicano""
  • Re: Filosofia dell'informatica

    migliorabile ha scritto:


    E' l'impressione che ho avuto anch'io osservando il percorso didattico del corso di programmazione che ha frequentato mio nipote ad ingegneria.
    Vabbe! Ma che c'entra'!
    E' ""Ingengneria""
    Gli ""Ingegneri"" dovrebbero stare lontani ""anni luce"" dalla ""programmazione"" (quella ""seria"")
    Al piu' ""bazzicano""
    Io sono uno di quelli che non "bazzicano" (pero' non sono sicuro di fare quella "seria" ) perche' all'epoca i corsi erano un po' piu' impegnativi.
    Domanda all'esame orale di programmazione al secondo anno del corso di laurea di ingegneria elettronica: potrebbe provare a scrivere un programma per la conversione di un numero scritto in cifre romane in cifre arabe ?
    In Fortran.
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